TENUTA MACELLARO: LA RINASCITA DELL’AGLIANICONE

Il vino può essere un insegnante migliore dell’inchiostro.
(Stephen Fry)

La nostra provincia di Salerno annovera numerosissime aziende agricole e realtà davvero incredibili.
Una di queste è la Tenuta Macellaro situata a Postiglione (SA).



Nonostante sia un’azienda vitivinicola relativamente giovane (fondata nel 2011), essa può contare sui granitici capisaldi dei nonni (e poi dei genitori) del giovane titolare Ciro Macellaro, i quali negli anni ’50 diedero vita ad un’azienda agricola-zootecnica di carattere familiare, nella quale si coltivavano prodotti stagione, si produceva olio, vino, latte e si allevavano vitelli, capre, polli, maiali ed altri animali cosiddetti “da cortile”.

L’omonimo nonno del nostro giovane protagonista Ciro, spinto dall’amore e dal rispetto per il proprio territorio, decise di non emigrare in America (come fecero moltissimi connazionali), ma di puntare sulla propria “terra”.
I suoi sacrifici (e rischi) furono ben ripagati, con la breve realizzazione di un’economia veloce ed immediata.
Si instaurò, infatti, una vera e propria filiera corta: dal produttore al consumatore.
In questo modo i ricavi venivano reimpiegati nella crescita aziendale con l’acquisto dei primi trattori e strumenti agricoli, a quel tempo, innovativi.

In ritratto: Nonno Ciro Macellaro e Nonna Maria Fragetta

Tornando nel 2019, il giovane Ciro, classe 1985, dopo aver ereditato dalla sua famiglia il patrimonio culturale e genetico della “terra”, del vino e di tutto il mondo che ruota attorno ad essi, nel 2010, al termine di un ciclo di studi, consegue la laurea in Agraria, Viticultura ed Enologia presso l’UNIBAS (Università degli studi della Basilicata, con sede a Potenza).

Ciro Macellaro

La Tenuta Macellaro può contare su sette ettari di viticoltura, tutti con certificazione biologica:
a) L’Uva a bacca bianca ricopre tre ettari, così ripartiti: due di Fiano e uno di Falanghina.
Dal blend di queste due varietà nasce il Ripaudo (70% Fiano e 30% Falanghina).

b) Altri due ettari sono, invece, equamente ripartiti tra AglianicoMontepulciano dai quali nascono, rispettivamente, il “PANORMO” ed il “ROSADEA” (Vino Rosato).
Inizialmente pensavo che “Panormo” fosse un nome di fantasia dell’etichetta (ingannato dall’antico nome greco di Palermo).

In realtà, visto l’amore che Ciro ha per il suo territorio, questo rosso è dedicato al monte più alto della catena degli Alburni ossia il “Monte Alburno”, conosciuto anche come Monte Panormo. Ecco uno dei tanti motivi per i quali il vino è cultura!

E infine, nell’ultimo ettaro vi è il vitigno dell’Aglianicone.



L’Aglianicone, contrariamente a quanto si è creduto, è uno dei genitori dell’Aglianico, in quanto è stato dimostrato grazie agli studi sul DNA che dal suo incrocio con la Cannamela (uva autoctona dell’isola di Ischia) si è generato l’Aglianico.
Quindi l’Aglianicone è il padre (e non il figlio) dell’Aglianico, divenendo, quindi, sotto il profilo cronologico, uno dei primi e più antichi vitigni cilentani.

Esso scomparve anni fa per la sua scarsa produzione, causata dall’acinellatura dolce e dall’attacco della Fillossera, micidiale parassita. Nonostante l’abbandono, l’Aglianicone è riuscito a resistere in ceppi isolati su terreni poco sfruttati e grazie all’impegno di alcuni produttori locali si è preservato sino ad oggi.

I vini ottenuti da uva di Aglianicone sono caratterizzati da un ottimo contenuto alcolico e dalla presenza di tannini poco aggressivi, che riducono di molto il tempo di affinamento, senza però far perdere, in termini di intensità, alcuna proprietà aromatica.
Vi anticipo che durante l’assaggio del “QUERCUS” sono rimasto piacevolmente sorpreso per la sua eleganza e struttura: nonostante non avesse fatto alcun passaggio in legno, le qualità aromatiche trasmettevano sentori pressoché speziati (c.d “terziari”), tipici di affinamento in botti. Davvero incredibile!!

La scommessa del giovane Ciro Macellaro è quella di valorizzare e dare grande prestigio ad un vitigno, l’Aglianicone, che non ha nulla da invidiare a quelli più diffusi e coltivati. A tal proposito, egli ha fondato un’associazione denominata “Terre dell’Aglianicone, con l’intento di riportare più persone possibili alla sua (ri)coltivazione, con conferenze e iniziative che coinvolgono ed “intersecano” anche gli altri viticoltori cilentani.

Durante la mia visita, oltre ad incontrare Ciro, ho avuto l’onore di conoscere i suoi genitori, Giovanni ed Elvira ed il responsabile commerciale Carmine Solimeo.

Ciro Macellaro, Carmine Solimeo, ed i genitori di Ciro (Elvira e Giovanni Macellaro)

La cantina, con sala degustazione annessa, è molto caratteristica ed accogliente.

Sala Degustazioni

Ho avuto l’opportunità di degustare le seguenti etichette:

Iniziamo con il  “RIPAUDO”, un ottimo connubio tra Fiano (70%) e Falanghina (30%) con note fruttate e floreali che rapiscono ed una mineralità di grande spessore. Al palato risulta avere una buona sapidità e persistenza.

RIPAUDO

Successivamente siamo passati al cosiddetto “Panormo” un rosso ottenuto da Aglianico, con fermentazione in acciaio e maturazione per otto mesi in barrique. All’olfatto sprigiona sentori di frutta rossa matura, speziato (pepe, noce moscata) e tostato (tabacco).
Al palato rivela una forte struttura con una buona “dose di tannicità”.
Vi confesso che stavo per alzarmi per ricercare un vitello da cuocere (ed abbinare), rigorosamente al sangue!

Infine il Quercus (perché come la Quercia è radicata alla terra, così l’Aglianicone lo era al nostro territorio”.)
Aglianicone in purezza (100%), maturazione in acciaio e vetro per un anno con un tenore alcolico di 14,3°


Si presenta rosso rubino con un meraviglioso bouquet di frutta rossa matura e sentori floreali.
Si percepiscono, inoltre, sentori terziari, tipici dell’invecchiamento in legno.
Il bello è che questo vino non fa alcun passaggio in botti.
Una vera e propria magia della natura!
Al palato si rivela caldo, fluido e rotondo con tannini morbidissimi. Ottima la mineralità e l’equilibrio.

Di tutta la meravigliosa degustazione, il “QUERCUS” è stato il vino che più mi ha conquistato per originalità e personalità.

La bellissima realtà che Ciro Macellaro ha saputo valorizzare è una delle gemme più preziose del nostro territorio e come tale  è da preservare e consolidare.

Quando vi recherete in un ristorante e noterete nella carta dei vini i prodotti della Tenuta Macellaro, sappiate che non sbaglierete.

Federico Mazza, Ciro Macellaro e Carmine Solimeo

*** Tenuta Macellaro ***
Contrada Vespariello, 84026 Postiglione SA
Tel. 334 744 6692